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Nordkapp Alone 2015


Certi periodi della nostra esistenza sono strani... accadono cose di cui non ti sai dare spiegazione e di colpo tutte le tue certezze se ne vanno come se una enorme spugna avesse cancellato i tuoi punti saldi e ti presentasse una nuova prova.. riscrivere tutto di nuovo..

La vita è questo... è imprevedibilità.. è momenti felici che si alternano con momenti dolorosi.. è respirare.. è sognare.. è vivere questo breve tratto come se fosse un viaggio... un magnifico viaggio di cui non siamo noi però gli organizzatori.. un viaggio di cui noi conosciamo solo le cose passate... un viaggio di cui conosciamo la partenza e di cui conosciamo le tappe già fatte... un viaggio per il quale non ci è dato sapere la destinazione e neppure la via che il destino ha scelto di farci intraprendere... che sia essa una comoda autostrada perfettamente asfaltata o una coinvolgente strada di collina o una diroccata strada di campagna..

Sognare.. una delle cose magnifiche che la vita ci ha concesso e ci dona... sognare non costa niente ma ci tiene vivi...ci permette di fantasticare sull'imprevedibile futuro forti dell'esperienza del passato...

E quando capisci e ti rendi conto che l'imprevedibilità della vita ha travolto anche te..con altrettanta forza capisci che devi trasformare i tuoi sogni in realtà...perchè vivere di sogni è fantastico..ma è renderli reali che ti distingue e ti permette di vivere pienamente la tua vita..

E cosi, in un periodo "strano" e difficile della mia vita, qualcosa dentro di me di colpo si è fatto sentire e il desiderio di trasformare in realtà OGGI un sogno che mi fa fantasticare ad occhi aperti da anni ha preso forma... 

Un viaggio... un lungo viaggio in compagnia della mia adorata ed inseparabile GS... un viaggio che farò da solo... per realizzare un sogno...per scoprire qualcosa di più del mondo.. e per ritrovare dentro di me la serenità persa...

La meta designata ovviamente Nordkapp... per molti banale... per me no.. il primo viaggio della mia vita in solitaria...verso una meta che se vogliamo è inflazionata ma seguendo una pista non usuale...passando per l'affascinante Madre Russia fino a raggiungere la Rupe arrivando da Est.. 

Un viaggio con me stesso per rialzarmi e trovarmi pronto ad affrontare al mio ritorno un nuovo capitolo della mia vita... meravigliosa e piena di emozioni ma ahimè..un pò capricciosa...


Life is a ride



08 Agosto 2015

Mi stupisco di me stesso… 

Sono riuscito a dormire..e profondamente anche.. al punto che quando è suonata la sveglia ho ben pensato di fare il pigro e di rigirarmi i canonici 10 minuti nel letto…

Sono le 5.. il sole ancora non è sorto ma il cielo mi dice che sarà una bella giornata..

Mi alzo e velocemente mi vesto..oggi è il grande giorno.. l’avventura ha inizio.. quell’avventura che ho sognato per tanti anni e che oggi, dopo un percorso travagliato, è diventata realtà.

I bagagli sono già caricati sulla moto da ieri sera.. mi devo solo mettere la maglietta Dainese “d’ordinanza” (comprata in concomitanza con la prima moto e che ora uso solo per le ricorrenze speciali), infilare la tuta invernale, gli stivali e sono pronto. Eh si…tuta invernale..è da pazzi solo a pensarci considerando che oggi so già che patirò un caldo infernale ma già i bagagli sono sovradimensionati (perchè come sempre mi sono portato via la casa) e quindi ho preferito evitare di portarmi tuta estiva e tuta invernale… alla fine patirò caldo i primi 2 giorni e gli ultimi 2… 



In pochi minuti sono già in strada…sono le 5.50 quando il becco della GS attraversa il cancello di casa, e io sono consapevole che non lo rivedrà per una ventina di giorni.

Tutto dorme…passo a consegnare le chiavi di casa ai miei trovando ovviamente mia mamma fuori in vestaglia che mi aspetta in strada con gli occhi pieni di lacrime manco dovessi andare in guerra…

Saluto e parto…oggi inizia il primo vero viaggio in solitaria della mia storia… non me ne capacito, o forse non me ne rendo conto… la GS borbotta reattiva sotto di me… è fresca di tagliando serio e quindi si sente in forma.. dall’alto dei suoi quasi 99.000 km è ignara del fatto che torneremo a casa con 10.000 km di più e sorniona mi accompagna in questi primi chilometri.



Strada facendo tutto ricomincia a vivere…la strada piano piano si riempie di auto..

Decido di fare strada statale fino ad Osoppo per poi prendere da li l’autostrada che mi porterà fuori dall’Italia e poi in Austria. Colazione in un area di servizio che si rivelerà essere l’ultima prima del confine. A fianco a me parcheggia un GSSista viaggiatore un po troppo pieno di se..non mi degna di uno sguardo e neppure di un saluto..sarà perchè lui cavalca un 1200 ADV nuovo di pacca, ma la mia cicciona è sorridente oggi… dopo 3 anni finalmente un viaggio serio.. ma non ci segue nessuno questa volta… cara GS..te lo spiego un’altra volta… 

L’aria è ancora frizzantina complice l’altitudine e poco dopo le 8 abbiamo già passato Tarvisio ed entriamo in Austria.. 
Sulla direttrice per Vienna il traffico si intensifica mano a mano e la temperatura sale in maniera importante… le tappe sono misurate con il bisogno di bere e l’acqua che compro e che metto nel camel back diventa bollente in pochi minuti.. Salendo verso BRNO vedo più volte i termometri segnare temperature over 40° e con la tuta invernale sto veramente soffrendo.. faccio molte tappe ristoro senza necessariamente fare rifornimento.. sto viaggiando sul pelo dei 100/110 orari e i consumi sono ottimi e si attestano su una media di circa 23 km/lt..



Finalmente quando il contachilometri parziale segna 878 km entro nel parcheggio dell’hotel che ho prenotato ad Ostrava (CZ) dove mi attende una doccia ristoratrice e un birrone gelido che poi diventeranno 3 ad un costo ridicolo (4 euro di 3 birre medie)..




Passo la serata a guardare la gente passare in Stodolni (via pedonale di Ostrava) e devo dire che questa prima giornata alla fine è andata bene.. sono stanco fisicamente ma la mente è pulita ed abbastanza leggera…

09 Agosto 2015

Dopo una dormita clamorosa mi sveglio ovviamente in ritardo rispetto a quello che mi ero prefissato.. colazione dei campioni a base di uova, bacon, salsiccette, e OKI per sedare il mio mal di schiena che in realtà mi sta dando noia già da 3 settimane.

Questa mattina si entra in Polonia e già che ci sono passo a visitare Auschwitz.

Credo che questi luoghi vadano visti almeno una volta nella vita, giusto per rendersi conto di quali abomini sia capace la razza umana..

Seguendo il navigatore arrivo a Birkenau, dove un signore simpatico e premuroso mi avvisa che se voglio vedere Auschwitz mi devo spostare di 3 km più in la. Riprendo su la moto e vado..

Per strada incontro un RT targato italiano e quindi ovviamente mi accodo.

Marco e Cristina sono di Varese e sono in ferie qui ed oggi hanno deciso come me di venire a visitare questo luogo.

Due chiacchiere veloci, qualche battuta e lo spirito motociclistico/patriottico si fa avanti e quindi decidiamo di fare la visita insieme. Contrariamente a quanto indicato ben chiaramente nel sito internet del Museo di Auschwitz (eh si… tutto quello che puo fare soldi viene usato per fare soldi..) non è possibile effettuare una visita singolarmente senza guida e quindi non avendola prenotata il primo orario disponibile è alle ore 14 che per me è assolutamente troppo tardi.

Il ragazzo della biglietteria con fare un pò insofferente mi dice che è inutile comprare i biglietti per visitare Auschwitz quando Birkenau è gratuito e si può visitare senza guida, quindi saluto e mi sposto, o meglio ritorno a Birkenau.

Marco e Cristina mi seguono e cosi passiamo un’ora in giro per il campo.

Già arrivando la prima volta stamattina, solo vedendo la recinzione, le garitte, l’ingresso, la linea ferroviaria mi è venuta una stretta al cuore.. ho i brividi..sono emozionato..ma non è una emozione buona.. è “percepire” una atmosfera cupa e di morte che si sente pesantemente..



Entrare in questo luogo ti fa stringere lo stomaco.. ti fa respirare un’aria innaturale… Un silenzio surreale ti accompagna mentre cammini lungo il binario fino ai forni crematori del campo.. un silenzio che sa di urla, di pianti e di dolore, rotto solo e soltanto da un insistente sibilo dovuto al vento che imperterrito sferza tra quello che rimane di edifici e recinti e costruzioni.. un vento strano che fuori di li non si sente..non si percepisce.. è il vento delle centinaia di migliaia di anime che vagano in quel luogo di terrore.. un luogo dove è venuto fuori il peggio del peggio della cattiveria umana..

E la cosa che poi fa sorridere amaramente è pensare che oggi devi pagare e prenotare la visita per entrare in un luogo da dove 70 anni fa la gente non vedeva l’ora di uscire… ed oggi migliaia di persone fanno la fila per entrare… strano no? più che strano lo definirei triste..perchè per percepire l’atmosfera di quei luoghi basta solo avvicinarsi… e l’uomo per fare danni sul danno pensa bene di costruirci sopra un business fatto di corriere di turisti, fatto di guide, di gadget e di souvenir…bah…

Scappo letteralmente con un magone che difficilmente si descrive e cerco di concentrarmi sulla tratta di oggi, ovviamente sottovalutata, ed ovviamente rovente.

Google Maps mi dice che da Birkenau a Suwatki (Destinazione di oggi) ci sono 630 km da fare.. ma parla anche di 8 ore di viaggio .. e i conti non mi tornano..perchè dovrebbero essere tutte autostrade o superstrade.. ma Google non sbaglia di molto (alla fine solo 22 minuti) perchè i pezzi di autostrada sono intervallati da lunghi tratti di superstrada con tanto di semafori ed immissioni ed incroci che solo a vederli sono mortalmente pericolosi..
La temperatura anche oggi è a livelli importanti ma per fortuna una cinquantina di km dopo Varsavia inizia a scendere fino a stabilizzarsi sui 22° circa della destinazione.

Oggi il sig.Meteo è stato buono con me..perchè sono andato in pappa a causa del fatto che non riuscivo a vedere positivamente l’arrivo a destino e lui ha pensato bene di condire tutto con un temporalone che mi è girato intorno senza mai sfiorarmi.. In sostanza ho fatto 300 km di strade bagnate ma non ho preso una goccia di pioggia.

Arrivo a destino alle 20 in punto in una pensione/agriturismo/country house che si rivela molto carina (tripadvisor docet e io lo ringrazio) dove peraltro riesco a cenare con un ottimo filetto e due birre che mi fanno respirare aria di vacanza…

Domani tappa breve.. circa 400 km e sono a Riga pronto per entrare in Russia il giorno successivo..

10 Agosto 2015

Ieri sera sono svenuto a letto che erano praticamente le 23... morto di sonno....

La cicciona ha dormito all'aperto stanotte e faceva anche un po freschino... Apro la finestra e mi sembra di aprire quella di casa mia in una normale mattina di novembre..una nebbia che non si vede a 10 metri.. Probabilmente il temporale che ieri ho schivato ha dato i suoi frutti..

Colazione veloce e, anche se stamattina me la sono presa decisamente comoda, alle 8.30 sono già per strada. Oggi la destinazione è Riga in Lettonia, dopo aver attraversato la Latvia che dista pochi chilometri da qui.

Sono finite le autostrade e per di più oggi è lunedi.. Una fila interminabile di camion mi fa già capire che oggi sarà una giornata trafficata ed infatti non mi sbaglierò..

Oggi si va di andatura bradipa in virtu del fatto che non vorrei rovinarmi la giornata per colpa di qualche velox e considerando che ho tutto il tempo del mondo per arrivare a Riga, decido di godermi il panorama che dapprima è nebbioso e quasi invernale ma poi piano piano si rivela nel suo splendore una volta che il sole riesce a fare capolino.



Tutta la Latvia è una immensa prateria lievemente ondulata.. Ci sono campi a perdita d'occhio, spezzati di tanto in tanto da qualche piccolo villaggio di contadini. Le case sono per lo più diroccate e in legno e in molti casi sembrano dover cadere a pezzi da un momento all'altro.

Mi fisso sugli 80/90 orari e mentre il boxer borbotta l'asfalto scorre lentamente sotto di me. In breve supero il confine con la Lettonia ed arrivo a Riga che sono le 16.15. Come le 16.15?? l'orologio della moto segna le 15.15.. è chiaro che nei mille conti fatti mi sono un attimino dimenticato del fatto che mi sto spostando parecchio ad est.. Per fortuna San Pietroburgo (dove arriverò domani) ha lo stesso fuso orario e quindi non sarà necessario anticipare la partenza di domani mattina.



Riga è una città bellissima.. non me lo aspettavo e non me la immaginavo.. L'hotel è nel centro della città vecchia, quasi totalmente pedonale ed è tutto uno snodarsi di vicoli e vicoletti con i balconi dei palazzi antichi pieni di fiori colorati, piazze gremite di gente, locali molto carini e ristoranti invitanti..









Una cosa è certa: stasera non potrò godere del trattamento economico favoloso delle ultime 2 sere. Qui la città è molto europeizzata e con lei anche i costi.. Ma non importa, tanto sono in vacanza e poi..visto e considerato la quantità di occhi azzurri e verdi con chiome bionde che sto vedendo, il costo del cibo passa decisamente in secondo piano.. :D


11 agosto 2015

La sveglia stamattina suona presto…anzi prestissimo… l’ho puntata alle 6 perchè vorrei fare colazione in hotel e partire subito, solo che con il cambio forzato di orario è come se fossero le 5 e faccio molta fatica ad alzarmi.

Appena riesco a riattivare tutti i neuroni (quasi tutti dai…ce ne sono sempre un bel po che rimangono li a dormire ..) realizzo il fatto che oggi è un giorno importante in questo viaggio. Oggi si varcano le porte della Grande Madre Russia e con tutti i racconti che ho letto di viaggiatori singoli o in comitiva, l’agitazione ben presto prende il sopravvento. Ricontrollo mille volte di avere tutti i documenti in regola, di avere il passaporto, la patente internazionale eccetera eccetera. Faccio un cambio di programma sulla dogana da varcare. Inizialmente avevo pensato a Narna in Estonia ma considerando che è a 420 km da qui significherebbe arrivarci per le 14 circa che ho paura possa essere tardi. La maggior parte delle persone che ho contattato o letto mi parlano di circa 2 ore e mezza o anche più per via delle infinite ed assurde pratiche di controllo e dato che una volta valicato il confine avrei altri 160 km da fare, non vorrei trovarmi ad arrivare a St.Petersburg troppo tardi. Decido pertanto di puntare dritto sulla E67 verso Pskov (RUS) attraversando quindi una dogana che si trova a 220 km da Riga. Presto detto, presto fatto. Si parte. In una città che si sta svegliando mi avvio nel traffico già caotico. Appena fuori Riga la strada diventa un fuso di asfalto diritto perennemente “recintato” a destra ed a sinistra da boschi.. e sarà cosi per molti chilometri a venire ma io nel momento in cui sto uscendo da Riga questa cosa non la so. 



Strada facendo il traffico diventa sempre più rado e con lui anche i piccoli villaggi o le case singole.
Ad un certo punto mi accodo ad un camion Russo…sono sulla strada giusta penso ed infatti pochi chilometri più avanti scorgo dei grossi edifici e capisco di essere arrivato.



Mi fermo poche centinaia di metri prima per ricontrollare i documenti, respiro profondo e vado..

Al primo punto di controllo un paffuto viso sorridente mi accoglie con “Welcome in Russia” il che mi fa sciogliere la tensione. Da li sarà una passeggiata durata praticamente un’ora. Sono riuscito a destare la curiosità e la simpatia del personale doganale al punto che in due quasi “litigano” per controllare la mia moto, dove il controllo si limita a guardare adesivi, e ammennicoli vari. I due litiganti poi si prenderanno pure la briga di compilare assieme a me i documenti e ad indicarmi dove poter andare a fare l’assicurazione obbligatoria (RCA) dato che nella normale polizza non questo Stato non è contemplato.

Entrare in Russia ha destato in me una grande emozione..sciocca se volete..ma sono anni che sogno di portare il becco del Gs a San Pietroburgo ed adesso la mia destinazione sognata è li a poche centinaia di chilometri. Ma entrare in Russia significa premere il pulsante di una grossa macchina del tempo che ti fa tornare indietro di un po di anni.. Non è qualcosa di definito ma è palpabile. Le auto, il fatto di entrare in area di servizio e fare fatica a trovare qualcuno che spiccica una parola in inglese, le case, la trascuratezza di insieme.. ti fa capire di essere entrato in un luogo che ha sofferto ed ancora porta le conseguenze di tanti, troppi anni di regime dittatoriale.



E’ sconvolgente vedere questo lungo nastro di asfalto che mi porterà fino a San Pietroburgo, tutto uguale, con traffico molto prossimo allo zero, con infinite foreste a destra ed a sinistra.. con odore di gasolio e di scarico di camion nell’aria nonostante il cielo terso.. E poi sono sconvolgenti i russi al volante.. Dopo essere stato ed aver guidato nel traffico di Istanbul credevo di aver visto tutto. Mi sbagliavo. Qui è una gara a chi arriva primo, è una corsa sfrenata senza vincitori ed è un terno al lotto percorrere questi nastri d’asfalto. Viaggiare a 90 o 100 km/orari e vedere dietro di te un TIR  in sorpasso, sorpassato a sua volta da un furgone mentre davanti a te sopraggiunge un TIR che sta sorpassando una altro TIR..e tu sei li piccolino sul tuo cavallo di ferro e plastica che speri vada tutto bene e dentro di te sei convinto che scene del genere sono eccezioni e non normalità.. ma non sarà cosi.. qui sono pazzi. Non ci sono altri termini per definirli. Pazzi.

Arrivo a San Pietroburgo alle 18.30 circa dopo essermi sciroppato un’ora di strada per fare circa 5,5 km in centro ma quello che vedo ripaga abbondantemente il sacrificio.



Palazzi maestosi, ponti, statue e la presenza imperiosa del mare del Golfo di Finlandia rendono questo posto magico.




L’hotel che ho prenotato poi è una chicca. Piccolino (8 camere) a gestione familiare ma posizionato in un patio interno di un vecchio palazzo a 500 metri dal Museo dell’Ermitage.
Sono praticamente in centro e questo mi permetterà di godere la comodità di spostarmi a piedi questa sera e domani, dato che ho deciso di trascorrere qui 2 notti.

12 Agosto 2015

Una sana dormita ed una colazione sostanziosa e via a piedi .. Oggi farò il turista tradizionale ed inizio subito con l’Ermitage, imperdibile ed incredibile “monumento” nel cuore della città. Già alle 9 la coda per entrare è “importante” nonostante l’apertura sia prevista per le 10.30. Decido di aspettare e dopo la coda per il cancello, la coda per entrare, la coda per aspettare la coda di quelli che fanno la coda alla cassa, la coda al metal detector e la coda al tornello, finalmente sono dentro al Palazzo d’Inverno. 
In queste circostanze la mia poca conoscenza della materia si fa sentire e quindi forse non sono in grado di godere appieno la visita a questo museo. Ma l’Ermitage lascia a bocca aperta chiunque dall’alto delle sue oltre 1.000 stanze, con soffitti decorati, dipinti, statue e cimeli di inestimabile valore. 

Passeggio su e giu per oltre 2 ore ma poi come prevedibile mi stanco e sento di aver bisogno di un po di aria.
Cammino seguendo la guida e la piantina che ho preso in Hotel e cerco di vedere più cose possibili.
Per la serata ho in mente di fare una mini crociera tra i canali ma devo accontentarmi di farne una che si chiama Isole Dimenticate che fa il tour più periferico fino all’imbocco del Golfo di Finlandia.
La crociera dura un’ora e tre quarti e io non ho considerato che la guida è una logorroica russa che non starà zitta un solo attimo.
A fianco a me si siede Alina, due occhi verdi imbarazzanti che è a St.Petersburg con la famiglia. Appena si siede arriva la tizia che fa le foto ricordo e ci chiede di farci la foto.. chiede in russo ovviamente, io intuisco cosa vuole fare e le faccio cenno di no, mentre Alina prova a spiegare..troppo tardi.. due click e il gioco è fatto. Ci facciamo due risate ed abbiamo rotto il ghiaccio e cosi passiamo tutto il tempo a cercare di comunicare in un inglese stentato misto a gesti e coadiuvato da quella grande cosa che si chiama Google Translate.



Il bello del viaggio è anche e soprattutto questo..entrare in contatto e conoscere persone che incontri per pura casualità ma che lasceranno qualcosa nella tua memoria.
Al rientro in terraferma il cielo è divenuto cupo e minaccioso ed in breve tempo inizia a piovere.
Pioverà tutta la notte. Domani mi aspetta una giornata bagnata mi sa.. me ne faccio una ragione anche perchè in un viaggio di questo tipo l’evento atmosferico va assolutamente messo in conto.

13 Agosto 2015

Mi sveglio con il rumore della pioggia che poi è lo stesso rumore che mi ha cullato per addormentarmi… Oggi mi attende un semplice trasferimento verso est e quindi decido che posso prendermela comoda e magari cosi il tempo migliora.
Faccio colazione con tutta calma, e quando esco per caricare i bagagli vedo che ha smesso di piovere ed il cielo si sta aprendo svelandosi in un blu intenso che difficilmente capita di vedere.
Alla fine sono quasi le 11 quando varco il cancello del Fortecia Piter per uscire da San Pietroburgo. Qualche foto di rito con la Cicciona davanti all’Ermitage e nella Piazza del Palazzo e mi immetto nel traffico terribile della città. Ringrazio il cielo di aver portato via un telefono in più e di aver speso questi ricchi 7 euro per avere una SIM Russa con 5 giga di traffico da spendere in 5 giorni e cosi con l’aiuto del fedele Google Maps riesco a imboccare la M18 che mi porterà prima a Petrozavodsk e successivamente a Murmansk. La M18… ne ho sentite di tutti i colori su questa strada, ho guardato video su youtube, letto racconti di viaggiatori e dopo tanta teoria finalmente le ruote della mia amata GS la stanno percorrendo. E’emozionante dare corpo e forma a dei pensieri fatti ed ad immagini create dalla mente.. certo.. non è che sia tutto rose e fiori.. Uscire dalla sfarzosa San Pietroburgo ti fa catapultare nel mondo reale di com’è la vita della maggior parte della gente. E’questo il bello di attraversare via terra i luoghi, le regioni e gli stati perchè hai modo di assaporare sia le cose belle che le cose meno belle.. Ma credo sia anche l’unico modo per capire fino in fondo come vive un popolo e quale sia la sua cultura e la sua quotidianità.


Faccio scorrere con calma la strada tanto non ho fretta e dopo essermi fermato a fare un paio di soste benzina/pipi/sgranchita/cibo arrivo a Petrozavodsk che sono le 18 circa.

Questa città un tempo era la “fabbrica di Pietro”. Qui infatti Pietro il Grande faceva costruire tutti gli armamenti di cui aveva necessità, peccato che poi nessuno si sia preoccupato di ammodernare e fare manutenzione a tutto.. anche qui lo scenario è sempre più o meno uguale.. vecchi palazzoni classici del regime comunista che stanno su con lo scotch, strade con buche impressionanti, vecchi tram, e una trascuratezza complessiva decisamente importante. E’ anche vero che ci sono molti edifici nuovi e molti in costruzione per cui qualcosa di buono in futuro probabilmente si potrà vedere.


Arrivo al mio albergo scoprendo che in realtà è una sorta di clinica per il benessere, una Spa, ma non nel senso che intendiamo noi però. In pratica sembra un ospedale. Poco male.. la camera all’ottavo piano ha una bella vista sul lago Onega. Faccio una passeggiata sul lungo lago per cercare un posticino dove mangiare qualcosa ma molti dei locali sono chiusi o comunque semideserti. Più in la una specie di sagra cerca di richiamare qualcuno con musica e luci ma le giostre girano a vuoto.. è tutto molto spettrale e triste.. mangio qualcosa velocemente e torno a rifugiarmi in hotel.



Per la mattinata di domani avevo previsto una visita alle Isole Kihzi ma anche qui la burocraticità russa ci mette del suo ed in sostanza non riuscirei a tornare in terraferma prima delle 17 che per me è assolutamente impensabile. E cosi, anche questa volta per una errata valutazione e per essermi fidato di quanto avevo letto in internet, rinuncio ad una visita di “contorno” a questo viaggio..peccato..


14 Agosto 2015

Le sensazioni provate ieri sera si ripresentano questa mattina non appena mi sveglio...

Oggi inizia la salita verso il grande Nord ma so che attraverserò una zona rurale molto poco popolata con tutti gli annessi e connessi del caso. Il mio umore oggi non è un gran che. Sono sconfortato ed un po triste, ma è normale..sono diversi giorni che sono via da solo e questa è la prima volta per me. Oltre a questo, quello che vedo attraverso la visiera del casco non mi fa di certo sorridere. Macchina del tempo indietro tutta.. L’M18 scorre lenta e diritta verso nord con qualche semi curva appena accennata e disseminata di pazzi criminali al volante. Hanno tutti fretta..di andare dove non si sa dato che le distanze da coprire tra un paese e l’altro sono in ogni caso notevoli e oltre a questo, una volta che si è giunti allo “svincolo” per la meta prefissata, la strada diventa magicamente sterrata, più o meno hard. Ho perfino visto un cartello con l’obbligo (o consiglio) di avere le gomme da fango, per la felicità dei miei amici Jeepers che qui in mezzo si divertirebbero come dei pazzi.




Via via che mi allontano da Petrozavodsk il traffico diminuisce e conseguentemente le aree di servizio si fanno più rare e quelle che trovo sono una più trasandata dell’altra. La Cicciona ha un serbatoio abbastanza capiente da permettermi una autonomia di almeno 350 km senza il rischio di restare a piedi ma ci sono 2 “però”.. 1) La benzina russa costa pochissimo, ma ha un odore di uova marce e la moto non rende ed oltre a questo ho visto che i consumi sono sensibilmente aumentati riducendo di conseguenza l’autonomia stimata. 2) non c’è mai l’indicazione di quanta distanza c’è tra l’area di servizio in cui si sta arrivando e quella successiva. Il risultato è che mi sono fermato a fare rabbocchi a volte ridicoli (3/4 litri) a quasi tutte le aree di servizio. In piena crisi di sconforto entro in una area a sinistra che è dotata anche di un capannone esterno adibito a ristorante. Fuori vedo parcheggiate 3 moto con targa tedesca ed una bici. Le 3 moto sono delle Zundapp 50 e vengo accolto da grandi saluti di questi simpatici pazzi che stanno facendo il mio stesso giro ma a ritroso, senza dormire in Hotel ovviamente ma neppure in tenda.. sacco a pelo a bordo strada.. è fantastica la gente che puoi trovare quando viaggi… 

Foto di rito, 10 minuti di chiacchiere con Manfred (non conosco il suo nome ma Manfred mi suona bene) per scoprire che questro terzetto viaggia cosi da anni.. ed insieme hanno attraversato anche molti stati del sud-est del mondo che rientrano nel novero delle probabili prossime mete.. Ancora non mi è chiara a chi appartenesse la bici… boh.. ma se questi 3 folli stanno viaggiando sulla M18 con 3 Zundapp 50, chi sta facendo la stessa cosa in bici è un pazzo fuorioso da rinchiudere all’istante in un istituto di sanità mentale..



Riparto decisamente rincuorato ma non ancora a posto.. di certo questa tappa mi ha fatto chiacchierare, imparare e sorridere con persone mai viste prima e messe li in quel preciso istante solo per un motivo: fare in modo che ci incontrassimo. Cosi io parlerò di loro e loro parleranno di me “quello che viaggia da solo ma con il transatlantico BMW”..

Una nota rispetto alle aree di servizio. Qui in Russia la benzina va pagata prima di fare rifornimento e il risultato è che non potendo sapere quanta benzina metti, è tutto un su e giu di gente che porta i soldi, fa benzina e torna a prendersi il resto. Burocratese anche qui insomma..tutto contro la praticità..

In una di queste aree (da notare che iniziano a non essere pavimentate dove ci sono le pompe e molte pompe di benzina sono “per caduta” rendendo difficile capire quando il serbatoio è pieno) mi fermo per mangiare qualcosa. E’ tardi, sono quasi le 16 ma ho una fame boia. Ecco, qui esce un altro aspetto. A parte la signora che gestisce quest’area di servizio che è una megera cattiva ed antipatica con tutti, coadiuvata da una camerira ritardata, i russi di questa zona sono totalmente (o quasi) indifferenti al passaggio del turista ed anzi, in alcuni casi la sensazione che ho avuto è di dare quasi fastidio, non fosse altro che per il fatto che non parlando russo, diventa per loro “difficile” gestire un cliente che parla una strana lingua che si chiama inglese e che qui conoscono ben in pochi. Dopo 10 minuti in piedi fermo davanti alla cassa ed essere stato totalmente ignorato sia dalla megera che dalla ritardata, un ragazzotto viene verso di me e indicandomi le pietanze sul menu e sul vassoio ordina per me nella più totale scocciatura della megera.. Robe da matti..
Grazie a lui sono riuscito a pranzare, diversamente me ne sarei andato. Resta il fatto che in questa situazione ho dimenticato di comprare qualcosa da mangiare di scorta e me ne pentirò qualche ora più tardi.

Salendo verso Nord lentamente la temperatura inizia a calare. Per questa notte ho prenotato una notte in una Guest House a Belomorsk, dove ci dovrebbe essere l’imbarco per chi va a visitare le Isole Solovetzki.  La strada (lunga circa 35 km) è fortunatamente asfaltata ma “Bombardata”. Ci sono crateri sull’asfalto che se li prendo con la moto rischio di mettere a repentaglio l’intero viaggio e quindi faccio moltissima attenzione a dove metto le ruote. 



La strada mi appare interminabile e nel frattempo immagino il supplizio delle tante povere persone che hanno dovuto percorrere quella stessa strada per venire condotti nel più grande Gulag della dittatura Leniniana. E’ oltremodo inquietante come del resto i pochi agglomerati urbani lungo il cammino con case fatiscenti e tutte sghembe tenute su col filo di ferro e lo scotch. Automobili incidentate lasciate sul bordo della carreggiata, depositi informi di ferro vecchio, legna, mucchi di sassi.. sporcizia ovunque.. e Belomorsk non è da meno. Ti accoglie con un cartello degno di un film dell’horror anche perchè poi tutto l’insieme suggerisce l’ambientazione ideale per un horror splatter di quelli giusti.

Ovviamente le indicazioni stradali sono tutte in cirillico e oltre tutto non v’è traccia di una indicazione che conduca alla guest house che ho prenotato. Cerco di orientarmi con Google e navigatore e seguo la traccia entrando di fatto in una sorta di discarica (la mattina successiva scoprirò di aver attraversato un cancello aperto che non avevo assolutamente visto). La sorpresa è un cagnone randagio come molti se ne possono trovare nei paeselli di questa parte di Russia, con la variabile che questo deve essere sclerato. Non appena mi fermo con la moto mi mostra i denti mentre da un piccolo edificio barcollante esce una signora apparentemente anziana sdentata e vestita come nei film di avanguardia di 50 anni fa. Cerco di farmi capire e lei mi fa cenno di seguirla ma di non accendere la moto (ergo la devo spingere). Eh si.. perchè la bestiola carina che strada facendo continua a mostrarmi i denti non gradisce il rumore dei motori.. Arriviamo davanti alla Guest House e la signora vestita di stracci se ne va. Io accendo la moto per andarla a parcheggiare ma mentre salgo sento un rumore dietro di me..mi volto e vedo il cane in volata che mi sta per saltare sulla schiena.. lo schivo (mi sbatte letteralmente addosso) e nello stesso momento con tutta la forza che riesco a recuperare gli sferro un calcio che fortunatamente lo fa andare via con la coda tra le gambe.

La paura mi rimane per molte ore… 

La pensione è carina, nuova di pacca e di fatto è una sorta di cottage sul lago. La proprietaria non parla una parola di inglese e quando cerco di farle capire che non comprendo quello che mi dice, scandisce le parole alzando il tono di voce (tipico del resto).. Mi faccio dare le chiavi della camera, scarico i bagagli, faccio due foto e mi chiudo letteralmente dentro.. senza cena, senza acqua e solo con la voglia di addormentarmi il più velocemente possibile in attesa che arrivi l’indomani per scappare via. Fuori si è alzato un vento gelido fortissimo che porta temporali notturni e molto molto freddo.




Buonanotte Belomorsk e mi chiedo…ma uno che ha l’immensa sfortuna di nascere qui cosa fa nella sua vita oltre a progettare il proprio suicidio?

15 Agosto 2015

Non appena mi sveglio, la sensazione di disagio con cui mi sono addormentato ribussa alla mia porta. Metto via tutto velocemente, carico i bagagli sulla moto, vado nella casetta dove abita la proprietaria del cottage, faccio una misera colazione, pago e fuggo via.

Filmo con la Action Cam l'uscita da Belomorsk per lasciare una testimonianza visiva di cosa significa vivere in un posto del genere. Sono molto "smontato" da quello che vedo e vivo rispetto a quello che mi aspettavo di vedere. Sapevo già che sarebbe stato un paesaggio ed un mondo molto diverso da quello a cui sono abituato, ma un conto è immaginarlo ed un conto è viverlo.

Arrivo velocemente a imboccare di nuovo la M18 sempre in direzione Nord con destinazione Murmansk. Ho molti dubbi... il pensiero che questa città possa essere come Petrozavodsk o come Belomorsk mi fa venire i brividi lungo la schiena ma tant'è.. domani si saluta la Russia e si torna in Europa. Decido quindi di viaggiare seguendo il liet motiv di questa vacanza, ovvero "go slowly".. e cosi faccio.. 



Lungo il percorso so che attraverserò la linea del Circolo Polare Artico e mi assicuro di sapere a che latitudine precisa sia in modo da poter controllare sul navigatore perchè sono quasi certo che non sarà segnalata da nessun cartello stradale. Ed infatti così è. Arrivo al punto preciso e trovo una sorta di monumento/obelisco e un po di auto e di moto ferme. Vengo letteralmente travolto da un gruppetto di motociclisti russi che mi parlano e mi chiedono e guardano la moto e mettono le mani ovunque.. Per carità, sono giovani e sembrano genuini ma sono tanti ed ho paura che possa succedere qualcosa. Ci facciamo le foto ed un ragazzo vuole e si fa la foto in sella alla Cicciona che mi guarda con il suo occhione chiedendomi "ti prego andiamo via". Ciao ciao a tutti e si riparte alla velocità della luce e cosi del Circolo Polare Artico Russo quello che mi rimane sono solo 2/3 foto per giunta sfocate.. pazienza.



Arrivo a Murmansk tardino..sono le 19 circa ma non mi preoccupo perchè tanto ho già in mente di fare 3 cose:
- Andare a vedere la Statua di Ayosha
- Trovare l'hotel e fare check in
- Chiudermi in camera con un po di viveri acquistati in un'area di servizio



C'è da dire una cosa: avvicinandomi a Murmansk ho notato un miglioramento generale del paesaggio urbano circostante, le aree di servizio sono tornate ad essere pavimentate ed in una dove mi sono fermato a pranzare ho trovato due ragazze giovani molto gentili che udite udite parlavano qualcosa in inglese, il minimo indispensabile per poterci capire.

Al mio arrivo in città mi accorgo che è molto europeizzata, nonostante i soliti palazzoni del regime in bella mostra. Girano macchinoni, il che è indice di moneta sonante in circolazione e la città è molto viva ed animata. Fa strano perchè considerando che siamo abbondantemente oltre il Circolo Polare Artico, non deve essere di certo una città semplice da vivere. E qui arriva la sorpresa di oggi. Ho sempre portato in palmo di mano il navigatore on line di Google perchè nel tempo si è sempre dimostrato a mio avviso uno dei migliori. Ma oggi, portandomi alla statua di Alyosha, qualcosa va storto e mi ritrovo in una strada sterrata in salita piena di pozzangheroni e fango misti a pietra bagnata e muschio. Rischio di cappottarmi un paio di volte e poi alla fine demordo. Parcheggio la moto e salgo a piedi. Un chilometro andare e un chilometro tornare con la tuta da moto, casco indosso e ben allacciato e borsa serbatoio in mano. La statua è imponente ed è valsa sicuramente la pena fare questa sfacchinata ma..... sulla via del ritorno mi affianca un ciclista che sta scendendo con la sua mountain bike e mi dice che c'è una strada asfaltata che porta al parcheggio della statua.. Google..li mortacci tua... :D




Salutato Alyosha vado in hotel. Poco prima sulla sinistra adocchio un locale che potrebbe andarmi bene per cena. Tutto sommato l'aria che si respira è abbastanza "normale" e quindi decido che posso non segregarmi in camera.

Il Mini Hotel Murmansk è centralissimo ma non ha il parcheggio. Lascio la moto letteralmente davanti alla porta dell'Hotel (reception aperta h24) e salgo in camera. Albergo rinnovato da poco e molto carino..camera idem con patate. Diciamo che posso ritenermi soddisfatto. Sbircio Tripadvisor che mi dice che il Thundra è un buon locale. Ok aggiudicato.. doccia veloce e cena veloce (penso io) cosi domani mattina presto posso partire.

Il Thundra è effettivamente un bel pub, grande e ben fornito. Il cibo è discreto anche se pretendere di mangiare un buon Hamburgher è forse un pò pretenzioso. Anna, la cameriera che segue il mio tavolo è molto incuriosita dalla mia presenza e mi chiede da dove vengo, cosa mi porta li, dove vado eccetera e cosi piano piano diventiamo "amici".. Morale della favola, alla chiusura del ristorante mi trovo con lei e dei suoi amici per andare a bere qualcosa (altro che andare a letto presto..). 





Alla fine della fiera con Anna, Anastacia e Vlad passiamo una serata/nottata a ridere e scherzare, bevendo Vodka secca, ballando ed insegnandoci vicendevolmente le parolacce. Loro hanno insegnato a me alcuni bei vocaboli russi e io ho insegnato loro la relativa traduzione in dialetto veneto. Ne sono uscite cose turche. 

Riesco ad andare a letto che sono praticamente le 5 passate in una città da cui non mi aspettavo nulla e che mi ha regalato una notte senza buio e la conoscenza di 4 ragazzi giovani che vivono in questa città che è piena di giovani ed è una città piena di vita e di voglia di vivere. 

Grazie Murmansk!


16 Agosto 2015

Non ho messo la sveglia e come prevedibile non riesco a svegliarmi presto..anche perchè di fatto sono appena andato a dormire. Ho un mal di testa “importante” e non appena mi alzo in piedi mi rendo conto che non sono propriamente in piena forma.

Torno a dormire un’altra mezz’ora mi dico ma poi alla fine dei conti riuscirò a lasciare Murmansk solo alle 10 passate del mattino.


Il cielo non è proprio limpido e l’aria è decisamente frizzante. Ogni tanto mi dimentico che sono ad una latitudine che non ho mai visto prima in vita mia.

Tra poche ore il mio soggiorno in terra russa sarà finito. La dogana scelta per il passaggio in Norvegia è quella di Kirkenes che dista circa 200 km da Murmansk.

La strada si inerpica in mezzo ai monti e rapidamente Murmansk scompare alle mie spalle. Il paesaggio è notevolmente cambiato da quando ho imboccato la M18 a San Pietroburgo. Qui la strada si chiama E105, la vegetazione è più rada e sicuramente caratterizzata da bassi arbusti e il paesaggio montano rende l’insieme decisamente più gradevole. Leggendo le guide e chiacchierando con chi questa strada l’ha fatta prima di me, so già che questa zona è altamente militarizzata ed infatti ben presto inizio a vedere i primi cartelli di divieto di fare foto o di filmare ed iniziano a comparire le prime basi militari e con loro, uomini in uniforme e mezzi più o meno corazzati. Ora…io non discuto sulle capacità militari della grande armata russa…ma le basi sono veramente malconce ed anche i mezzi non sono propriamente freschi di produzione. Una cosa è certa: c’è un dispiegamento di forze notevole anche se in tempi di pace relativa come quella che stiamo vivendo in questi anni, fatico a comprenderne la necessità. 
La E105 in prossimità di Nikel è praticamente nuova, asfaltata di fresco, al punto che neppure Google Maps ne conosce l’esistenza o meglio, la riconosce ma seguendo il tracciato di una sterrata che posso veder comparire a destra e a sinistra della strada asfaltata. Mentre la percorre mi sorge un dubbio: un ragazzo con cui mi ero messo in contatto e che aveva fatto questa stessa strada mi aveva detto di stare molto attento a non prendere quella sbagliata, pena il dover fare 50/60 km di sterrato.. ma ormai sono avanti.. dallo svincolo per Nikel ho fatto già circa 30 km e la strada è bella e liscia come un biliardo.
La sorpresa però arriva quando sono a 30 km dal confine. La bellissima e levigatissima striscia nera presto viene sostituita a singhiozzo da tratti di sterrato per finire in una pietraia negli ultimi 10 km. Io non sono propriamente un asso in fuori strada e la Cicciona non è ne gommata ne “leggera” per affrontare certi tipi di terreno. Ripeto mentalmente il consiglio di un amico endurista “lasciala correre..lasciala correre” e cosi anche se non riesco a tenere una traiettoria diritta, in qualche modo arrivo alla sbarra della dogana.
Pratiche sbrigate in circa un’ora in virtu del fatto che sto uscendo e non entrando… e poi, non appena arrivi alla corrispondente barriera norvegese…bum… macchina del tempo avanti tutta.. porte automatiche, tutto bello, ambienti curati e nuovi che profumano di legno, personale gentile… sono tornato in Europa!!!!!!!!

Foto di rito appena varcata la soglia e poi via verso la mia destinazione di oggi. In realtà procedo con cautela perchè so che qui sono molto “attenti” al rispetto delle norme del codice stradale e quindi mi adeguo. Va da se che dopo 6 giorni di deregolamentazione totale, essere costretti ad un esasperato rispetto dei limiti diventa ancora più difficile, ma tant’è..mi adeguo e vado. 



Questo primo assaggio di Norvegia mi fa già capire cosa vedrò nei prossimi giorni. Una terra dominata da Madre Natura ma con un maniacale zampino dell’uomo che qui ha una precisione e una puntualità da fare un baffo ai cugini Elvetici.. e cosi le casette di legno bianche o tinta pastello con i giardini perfetti, i vasi pieni di fiori, la casetta per gli attrezzi nello stesso stile della casa principale, la casetta per le cassette della posta, la casetta per il bidone delle immondizie… la differenza rispetto a quanto visto solo poche ore prima è talmente marcata da essere ancora più evidente.

Arrivo al Fjordhotell di Vadso verso le 17.. mi danno la stanza e mentre entro ed esco per portare dentro i bagagli mi accorgo del surreale silenzio di questi luoghi. L’unico rumore udibile è il canto dei gabbiani perchè per il resto..tutto tace..



E’ domenica ed evidentemente sono tutti in vacanza perchè cercando un posto dove cenare non trovo nessuno in giro (a parte due travestiti) e trovo un solo ristorante aperto.. Cena a base di salmone al forno che qui è ovviamente squisito e poi via a nanna..domani è il grande giorno!



17 Agosto 2015

Questa notte non è mai arrivato il buio. Non ci sono abituato e quindi ho avuto delle discrete difficoltà a dormire in modo profondo.

Colazione veloce (tra le varie cose ho visto le aringhe…no comment), check out e via. Circa 450 km mi separano da Nordkapp e comincio ad essere in fibrillazione perchè un pochino posso cominciare a pensare di avercela fatta. Guido nel totale rispetto dei limiti per evitare di incappare in multe salate e quindi la mia meta apparentemente si avvicina con lentezza.
Mano a mano che procedo il paesaggio diventa sempre più brullo e la temperatura diminuisce, ma gli scorci e i panorami divengono sempre più strabilianti. Insenature, sali scendi, la presenza costante del mare… una meraviglia. 

Imbocco il Nordkapp Tunnel con un po di emozione..so che manca veramente poco… Il tunnel è gelido..scende per più di 3 km con una pendenza del 10% e poi risale per altrettanti km e con la stessa pendenza ed al suo interno si forma addirittura una sorta di nebbia.



Ci siamo … Honningsvagen, Skarsvag… Mi fermo a fare il check in al mio albergo (a 13 km dalla destinazione) e riparto subito per salire alla Rupe.

13 km di saliscendi, curve, laghetti, paesaggi mozzafiato e poi di colpo il globo bianco appare all’orizzonte… sono emozionato.. scendono due lacrime di felicità.. la Cicciona scalpita per fare gli ultimi km.. ci siamo.. biglietto (un salasso anche qui … mortacci loro) .. parcheggio e via in camminata veloce verso il globo di metallo… ce l’abbiamo fatta Cicciona!!! siamo a Nordkapp!!!! e ci siamo arrivati io e te da soli senza nessuno fisicamente qui con noi..ed abbiamo attraversato una parte della Russia!!!!!!!!! mio dio che emozione….



La giornata è metereologicamente parlando strepitosa.. cielo terso, zero vento, 15 gradi di temperatura.. si sta divinamente… Tornerò più tardi per fare altre foto al tramonto che in questa stagione è verso le 21.30 … mi sento felice e soddisfatto… sono riuscito nel mio intento e questa cosa mi carica da morire…




18 Agosto 2015

Al mattino Skarsvag mi sveglia con un cielo cupo e nero, una temperatura molto più bassa di quella che ho trovato ieri ed un vento laterale decisamente fastidioso.
La colazione qui non è un gran che e quindi mangio qualcosina in velocità e mi metto subito in marcia. 
Ho già avuto modo di assaporare le strade norvegesi in questi due giorni di permanenza e so già che per quanto possano essere invitanti, non è possibile correre a causa dei limiti molto ferrei e delle multe salatissime ed inoltre tratti di strada apparentemente molto brevi sulla cartina sono in realtà lunghi ed infiniti.

Sono carico da ieri e mi “bevo” velocemente i primi 200 km. 
Al primo rifornimento trovo un gruppo di italiani, gli stessi trovati ieri alla rupe, che stanno facendo la mia stessa tratta in discesa.



Loro arrivano da un tour organizzato da un operatore turistico che gli ha fatto trovare le moto già a Bodo dove loro sono arrivati in aereo e da dove se ne andranno sempre in aereo. E’ una cosa comoda ma a mio avviso si perde parte della masochistica sofferenza insita in un viaggio a lunga gittata.
Durante la giornata ci incroceremo spesso ma questo viaggio lo voglio fare il più possibile da solo e quindi magari sono stato poco educato ma ho continuato le mie tratte in solitaria. 
Oggi inizia la trafila dei traghetti che a fine giro saranno veramente tanti. Servizio abbastanza buono in ogni caso dove l’abbastanza è legato al fatto che i norvegesi sono bravi e i traghetti spaccano il minuto e sono pulitissimi ma purtroppo io odio dipendere da mezzi pubblici o similari e quindi mi da un po fastidio dover vincolare i miei tragitti alle tempistiche di attesa e transito dei traghetti.. Il costo è abbastanza contenuto considerando il livello medio dei prezzi qui. Diciamo che mediamente con 5/6 euro a tratta (qualcuno su percorsi più lunghi costa anche 15/16 euro e quello per Bodo che prenderò tra qualche giorno costa 35) si riesce a passare da un fiordo all’altro con percorrenze che variano da 10 ai 20 minuti. 



Arrivo a Tromso alle 19 circa e trovo una città molto molto diversa da quanto visto finora. E’il primo agglomerato urbano di dimensioni degne di nota e c’è un sacco di movimento. Tra le altre cose ci deve essere qualche manifestazione in corso in quanto vedo gruppi di ragazzi e ragazze che camminano per la città con i polsi legati tra di loro con pezzettini di spago. Entrano ed escono dai locali e schiamazzano per la città. Dopo tanta pace e tranquillità un po di vita di certo non da fastidio.
Il mio hotel è carino, centralissimo rispetto alla città (come quasi tutti quelli che ho scelto) e questo mi permette di poter scendere a piedi ed andare a mangiare qualcosa senza dover ricorrere alla moto o a taxi o altro.
Due ottime costine da Egon accompagnate da una buona birra, il tutto all’ottimo prezzo di 42 euro..stica…

19 Agosto 2015

Ieri arrivando a Tromso avevo notato che si trova in una sorta di gola e che la temperatura era notevolmente bassa rispetto a quella trovata fino a pochi chilometri prima.
Apro le tende e mi ritrovo in una giornata novembrina con una nebbia fittissima che avvolge i palazzi.
Questo nebbione si rivelerà infine essere una enorme nuvola parcheggiata sul fondo del fiordo e mano a mano che procedo, la vedrò sfumare fino a dissolversi completamente, svelando un fantastico cielo terso di un azzurro intenso.



Oggi colazione non prevista dall’hotel (evidentemente non ci avevo fatto caso prenotando) ma poco male dato che per la prima volta dopo 11 giorni riesco a bere un caffè (non propriamente un espresso ma neanche malaccio) e a mangiare una brioches. Sapori che mi riportano a casa e che mi fanno ricordare che sono via da molti giorni e che ne ho ancora un bel po da fare per tornare. 
A volte vengo preso da una sorta di malinconia/nostalgia che mi pervade e mi intristisce ma la cosa bella è che passa e quando è svanita mi sento un pochino più forte di prima.
La mia destinazione di oggi è una meraviglia della natura.. le Isole Lofoten. 



La strada si snoda lentamente in un paesaggio che sembra disegnato di proposito e non messo li a caso da Madre Natura. Ogni angolo, ogni curva, ogni scorcio meriterebbe ore di contemplazione.. Acqua limpida, monti con guglie affilate, gabbiani, piccole case di pescatori.. è tutto un susseguirsi mentre l’ambiente circostante via via si restringe fino ad arrivare a fermarsi nella località con il nome più corto del mondo: A.
Per questa notte ho prenotato in una Rorbur, una palafitta in legno sul mare proprio ad A.
Arrivo, spengo la moto ed intorno a me un silenzio irreale rotto solo dal vociare dei gabbiani e dal rumore di qualche barchetta di pescatori. Si perchè qui neppure il mare fa rumore..sembra fermo ed immobile quasi a non voler dare fastidio all’ambiente che lo circonda. 



In questo luogo l’unica sensazione che si prova pienamente è PACE… questo sarebbe un luogo ideale per viverci e di sicuro non conosceremmo stress e mali correlati ma si sa, noi siamo figli del mondo tecnologico e moderno e io stesso non resisterei più di una settimana prima di impazzire.. :D




Cena nel ristorantino del complesso residenziale con un ottimo stoccafisso e verdure al solito prezzo proibitivo e poi via a fare un po di foto. La luce e il paesaggio sono in grado di rendere capolavori anche le mie foto che notoriamente sono delle schifezze allucinanti.



Uscendo incrocio 3 italiani li in moto pure loro ai quali chiedo informazioni per il traghetto da prendere domani mattina per andare a Bodo. E qui casca l’asino… mi dicono che è indispensabile prenotare perchè altrimenti si rischia di rimanere a piedi e questo mi mette ovviamente in ansia. In questa stagione ci sono 2 traghetti, uno al mattino e uno alla sera e perdendo il primo e non volendo attendere la sera, l’unica via è rifare tutta la strada a ritroso fino a Narvik e da li ridiscendere (180 km andare e 180 a ridiscendere). Provo l’acquisto online ma è troppo tardi e il server non mi autorizza la transazione e quindi l’unica cosa che mi rimane da fare è presentarmi all’imbarco con abbondante anticipo rispetto all’orario di partenza drammaticamente schedulato per le ore 6.00.



Passerò quindi la notte in bianco, un po per paura di non svegliarmi in tempo e un po perchè se da un lato il mattino ha l’oro in bocca, dall’altro la notte ha 500 gabbiani parcheggiati sul balcone della camera che rompono le palle tutta la notte… è il prezzo da pagare per la vicinanza con la natura mi dico, ci rido su e pazienza.

20 agosto 2015

Ore 5.00 la sveglia suona e io sono con gli occhi sbarrati al cielo che aspetto che suoni.
I miei cari gabbiani li avrei fatti sicuramente al forno con le patate perchè con tutto il casotto che hanno fatto questa notte non sono realmente riuscito a chiudere occhio.



Il traghetto parte da Moskenens, a circa 3 km dalla Rorbur dove ho cercato di dormire e quindi alle 5.20 sono già al molo dove ad attendere ci sono già ben……..20 automobili e qualche moto. In buona sostanza quando mi fanno salire mi rendo conto che praticamente è vuoto e che quindi l’ansia che mi hanno generato ieri sera era totalmente ingiustificata. Dalla mia ho il vantaggio che l’acquisto del biglietto online costa 405 Corone (45 Euro) mentre acquistandolo direttamente al molo il costo è di 305 Corone (35 Euro). Tutto sommato mi è andata anche meglio del previsto.
Salendo sul ferry faccio conoscenza con due signori piemontesi che viaggiano a bordo di 2 Gs pure loro, una R 800 ormai d’epoca e una 1100 rossa che avrà una ventina d’anni.

Arrivano anche loro da Capo Nord (solo saliti via Svezia) ma sono dei veterani della Norvegia e la conoscono molto bene. Chiacchierando del più e del meno le quasi 4 ore di tratta scorrono velocemente e senza rendermene conto arriviamo a Bodo.

Da Bodo vedo di imboccare la strada nr.17, che è una delle strade turistiche nazionali, la Kystriksveien. E’ una gioia per gli occhi ed anche una gioia per la moto che finalmente dopo migliaia di chilometri di rettilinei può finalmente iniziare a godersi un bel misto da affrontare a velocità non sostenuta ma decisamente godibile.

Scendendo faccio dei bei tratti assieme ad un K1200GT blu battente targa britannica e in una delle tratte in traghetto facciamo conoscenza ed amicizia. Ora..sono un po un cane, me ne rendo conto, perchè alla fine dei conti ho chiesto il nome ad entrambi (sono una coppia) ma non mi ricordo assolutamente il nome di nessuno dei due. Tant’è… sono entrambi Slovacchi, vivono a Londra ma sognano di trasferirsi in Australia. Poco prima di Mo I Rana ci salutiamo per scoprire che la sera successiva dormiremo nello stesso hotel e quindi ci accordiamo per trovarci per la cena all’indomani.



A Mo I Rana (io vorrei sapere perchè sti nomi…) soggiorno al Clarion, struttura nuovissima ed appena fuori dal centro dove però il servizio offerto è con mezza pensione. Ho quindi la cena inclusa e questo significa che posso starmene tranquillo in hotel e non preoccuparmi di niente. 
La stanchezza inizia a fare capolino e con essa diminuisce un pò la voglia di andare in giro a vedere e scoprire. Non che sia una cosa buona ma d’altro canto sto già facendo un giro “consistente” e mi dico che non è necessario esagerare.
Qui (dato che io non socializzo con nessuno) conosco una famiglia di Bassano del Grappa che è in vacanza in giro per l’Europa da ben 3 settimane (con 3 bimbi piccoli al seguito) e quindi trascorro la cena in compagnia chiacchierando del più e del meno e raccontandoci vicendevolmente le esperienze di viaggio. 
E’ sempre strano il fatto che non venga buio o comunque che non calino le tenebre. Ti ritrovi a cenare alle 20.30 che sembrano le tre del pomeriggio e questo se da una parte è carino, dall’altro mi sfasa un po. 
Cena ottima in ogni caso, con formula a buffet, quindi con la massima libertà di poter scegliere ed assaggiare un pò di tutto. 
La moto dorme nel garage sotterraneo e quindi sono tranquillo per la sua sicurezza e cosi posso godermi un bel sonno ristoratore dopo la notte in bianco alle Lofoten.

21 Agosto 2015

Eh già…la sensazione di stanchezza che dava le prime avvisaglie nei giorni scorsi oggi si fa sentire in modo più importante. Al risveglio sono un po rimbambito e ho le spalle un po indolenzite e poi sto fatto di fare mille check/in e check/out alla lunga inizia a dare i suoi frutti.
Decido pertanto di modificare il percorso previsto inizialmente e quindi anzichè arrivare a Bergen domani e poi proseguire dopodomani fino a Kristiansand per imbarcare per la Danimarca il lunedi mattina presto, decido di fermarmi prima di Bergen domani sera e di imbarcare da Bergen domenica alle 13 per arrivare quindi in Danimarca lunedi mattina. In questo modo purtroppo taglio un pezzo di fiordi e questo mi dispiace ma con questo livello di stanchezza fisica non me li godrei. La Cicciona non disdegna la scelta e mi dice che tanto qui ci torneremo prima o poi..e ci torneremo io e lei..ne sono certo.
La tratta di oggi tra le altre cose è anche abbastanza lunga (quasi 600 km) e so che devo prendere tipo 4 o 5 traghetti con tutte le conseguenze del caso sui tempi di marcia. Ho controllato tutti i timetable e non dovrei avere grandi tempi morti dato che in questa parte della Norvegia i traghetti sono frequentissimi, ma al tempo stesso non ho potuto esimermi dal controllare la cartina per cercare un percorso alternativo. 
La cartina..che meraviglioso strumento per un viaggiatore. Oggi purtroppo siamo talmente abituati ai navigatori satellitari che ci perdiamo buona parte del gusto di “inventare” il percorso con il vantaggio tra le altre cose di vedere con certezza che orientamento ha il nostro percorso, il che ci consente di modificare, migliorare o cambiare quanto inizialmente previsto. 
E cosi da Mo I Rana invece che cercare di prendere subito la 17, faccio un bel tratto di E6 per poi imboccare una strada che sulla cartina mi incuriosisce, la 76.

L’occhio da motociclista di lunga data non delude le aspettative e mi ritrovo a percorrere una strada di quelle che io adoro..stretta e piena zeppa di curve e con un asfalto abbastanza buono. Mi faccio prendere un po la mano nonostante il carico di bagagli e la consapevolezza di essere molto distante da casa e inizio ad inanellare una curva dopo l’altra. Qua e la gratto per terra gli stivali e la cicciona sorride sotto il suo beccone bianco. Ci stiamo divertendo..niente da dire. La strada va via velocemente quando ad un certo punto imbocco una curva a destra e di botto l’anteriore se ne va.. scarto a sinistra di circa 1 metro per poi riprendere grip, do un colpo per terra con il piede per cercare di tenermi in piedi e in qualche modo ci riesco.. chiudo il gas.. il cuore batte all’impazzata.. entro nella curva successiva (sempre a destra) a velocità molto più bassa e di nuovo sento l’anteriore andarsene ma questa volta non ho perdite di aderenza in virtu della lenta andatura. 
Mi spavento perchè credo di avere un problema alla moto. Mi fermo e controllo ma a parte il segno della scivolata sulla gomma anteriore, non c’è niente di strano. Mi rendo invece conto che da qualche chilometro sui bordi esterni alla carreggiata le banchine sono fatte di ghiaia fine e non essendoci guardrail le auto o i camion stringendo le curve trascinano sporco sull’asfalto.
Ok…l’angelo custode ha fatto il suo dovere e io riporto l’andatura ad una velocità più consona alla situazione.
Fare questa strada mi ha permesso tra l’altro di vedere posti che diversamente non avrei immaginato di vedere come una cascata che ad un certo punto compare maestosa alla mia destra e che non posso non fotografare.



Quando arrivo ad imboccare la 17 ritrovo nuovamente i due inglesi e cosi decidiamo di fare la strada assieme.
La bellezza di condividere questa passione sta nel fatto che ognuno ci mette del suo ed ognuno porta alle persone che conosce durante il viaggio qualcosa che fa parte della sua conoscenza.
E cosi con John (lo chiamo cosi per comodita.. :D) arriviamo poco prima di Trondheim per andare a visitare la stazione ferroviaria di Hell, dove per un simpatico gioco tra inglese e norvegese, campeggia l’inquietante frase “God’s Expedition”.



John alla fine sarà l’uomo che mi ha condotto all’inferno e su questa cosa passeremo gran parte della cena a ridere e scherzare.
Trondheim è decisamente una bella città, in più è venerdi sera e quindi c’è un sacco di gente in giro. I locali sono pieni, la città è addobbata con un sacco di fiori.



Le moto dormono in un cortile interno all’albergo e noi ci gustiamo un ottimo salmone al forno in un ristorantino con il plateatico su una delle piazze principali della Città Vecchia.
Ottima esperienza ed ottima conoscenza anche per oggi.

22 Agosto 2015

La giornata di oggi è forse una delle più impegnative di tutto il viaggio. Lo so da quando sono partito e sono abbastanza pronto ad affrontarla. Geograficamente in questi 740 km previsti per oggi sono concentrate una serie di cose che vanno assolutamente viste. Prevedo pertanto di partire prestino ma so che a volte sono un pigrone e cosi invece di partire alle 7 come avevo in mente, riesco a portare fuori la moto dal parcheggio che sono le 7.25. Beh…25 minuti non sono tanti ma in realtà avranno un peso importante sulla giornata per via di una verifica che stupidamente non ho fatto. Uscire da Trondheim è più complicato del previsto per effetto di una serie infinita di semafori - ovviamente tutti rossi - e quindi a conti fatti mi ritrovo fuori dalla città alle 8 passate.
E’ sabato mattina e tutto sonnecchia intorno a me..non c’è l’ombra di nessuno in giro per le strade, nei giardini, nelle case.. sembra tutto addormentato ed io viaggio supertranquillo sul filo dei 90 orari supportato dalla coppia del boxerone che borbotta sotto di me.. Pausa di 3 minuti contati per fare benzina e via verso l’Atlantic Road. E qui vengono fuori i 25 minuti di ritardo.. Per arrivare a Kristiansund (punto di inizio dell’Atlantic Road) c’è il solito traghetto. Tratta di 20 minuti circa. Peccato che arrivo al molo alle 9.15 (dopo 180 km macinati in scioltezza) e scopro che è appena partito e che il prossimo è alle 10. In sostanza, 45 minuti di tempo buttati alle ortiche in una giornata troppo piena.. Vorrei arrabbiarmi ma non lo faccio perchè non avrebbe senso. Tiro fuori la colazione Take Away gentilmente offerta dall’hotel e aspetto. Se solo avessi controllato gli orari del traghetto questo tempo lo avrei recuperato e non perso… vabbè…
Il cielo oggi non è limpido ma non mi posso lamentare. Ho già fatto quasi 7.000 km con un gap di latitudine e longitudine degne di nota senza beccare una goccia di pioggia. E’ già stato un regalo enorme.

Sbarco dall’altra parte e riprendo in direzione Kristiansund facendo i conti con un traffico notevolmente aumentato e mi dirigo verso l’Atlantic Road. Ora… che i signori norvegesi abbiano fatto di necessità virtu è un dato di fatto ma percorrendo questa strada ci si rende conto che qui hanno veramente superato loro stessi. A conti fatti di spettacolare c’è il ponte che si vede nelle foto e nelle brochure che tra le altre cose è altissimo e oltre a questo è anche curvo. Il resto della strada corre sopra dei ponti dei quali ci si rende conto solo guardando una foto aerea. 





E’ in ogni caso spettacolare viaggiare con l’Oceano Atlantico che imperiosamente lambisce la parte destra della strada, li talmente vicino da poterlo toccare. Allungo sulla strada panoramica che mi fa passare per Bud, un paesello arroccato sull’angolo di un fiordo, guarnito di case spettacolarmente belle molto americane come genere e stile.
Una considerazione: ho notato la presenza massiccia di Muscle Car americane, di case in legno che ricordano molto quelle americane e molti giardini con l’asta con la bandiera crociata che sventola. Una somiglianza singolare..
Scendo verso Molde e procedo in direzione del Trollstigen e sono ovviamente in ritardo di almeno un’ora e mezza rispetto alla tabella di marcia che ho in testa. Cerco di mantenere la calma e procedo.
Nuovo traghetto solo che questa volta quando arrivo al molo sta imbarcando. Tempo di attesa zero e tempo di transito 10 minuti quindi nessun fastidio. Con me c’è un gruppetto di intutati con Yamaha R6, Kawa Z6R e CBR600RR. Quando ripartiamo la strada è di quelle che mi piacciono e quindi complice il pensiero di dover recuperare un po di tempo e dato che il cielo è nero ma non piove, inizio ad aumentare il ritmo e…. dopo un paio di curvoni secchi e stretti il becco della Cicciona punta il culo del Kawa verde di uno dei ragazzi di prima.. 3 curve e lo prendiamo, curva successiva..me lo mangio di esterno (bastardo che son) e via verso la CBR..2 curve e alla terza bruciato anche lui.. solo che loro sono Norvegesi e viaggiano scarichi mentre io sono a 3.000 km da casa e con i bagagli al seguito, perciò decido di mollare la manetta e di riportare la selezione mentale in modalità turistica. Solito sorriso sotto il becco della Cicciona mentre i due poveri stradisti mi sorpassano rumorosamente.



Salgo il Trollstigen e mi ritrovo in un paesaggio bellissimo molto simile però a quanto visto quando qualche anno fa ho fatto la Silvretta Hochalpenstrasse. La singolarità del Trollstigen (la Scaletta dei Troll) è la presenza di cascate che fanno da contorno a questa salita ripidissima fatta da una decina di tornanti.



Foto di rito, video con la Action Cam, sosta al negozio di souvenir e giu… si va verso il Geraingerfjord, il fiordo più famoso di tutta la Norvegia. 
Sono le 15 e il contachilometri segna poco più di 350 km quindi sono decisamente in ritardo, oltre a questo tra poco devo prendere un altro traghetto, ma anche in questo caso zero attesa e tratta breve..
L’arrivo al Geraingerfjord è spettacolare con un punto panoramico che mi fa bloccare le gambe per via dell’altezza ma la vista vale alla grande.. Breve sosta anche qui.. un po di foto e mi gusto con calma tutta la strada fino a scendere al fondo valle e la risalita dall’altro lato.



Questa parte della Norvegia (acqua a parte) mi ricorda alcuni passi alpini sia per conformazione stradale sia per la parte paesaggistica.
Sosta benza, gelato, acqua, pipi e si riparte. Tutto quello che dovevo vedere l’ho visto.. adesso non mi resta che fare la strada che mi porterà alla mia destinazione di oggi, un paesello a 130 km da Bergen che si chiama Oppheim. L’ultimo traghetto previsto oggi parte ogni 20 minuti da Manheller, fino alle 19.20 e dopo parte ogni 40 minut..imposto il navigatore.. 180 km ed arrivo previsto per le 19.35…ok.. vediamo se riusciamo a migliorare i tempi previsti da Google Maps e se riusciamo a prendere quello delle 19.20… andatura allegra ma non esagerata e la tabella di marcia migliora vistosamente al punto che arrivo al molo alle 19 in punto e cosi riesco a prendere al volo il traghetto delle 19 anzichè quello delle 19.20.. e qui viene fuori la grana di questo viaggio.. eh si, perchè ogni viaggio che si rispetti deve avere degli episodi che ti possono destabilizzare e questo è il momento giusto. Una volta arrivato dall’altra parte del fiordo sarei a circa 70 km da Oppheim, devo fare il Laederntunnel (il tunnel sotterraneo più lungo del mondo con i suoi quasi 25 km) il Gvundantunnel e sono arrivato. Sono soddisfatto..ero in ritardo e ora arrivo addirittura prima di quando pensavo.. Imposto la destinazione su GoogleMaps e vedo che le indicazioni che ricevo sono di tornare indietro e che per arrivare ad Oppheim devo fare circa 140 km invece di 70..boh…penso che si sia rimbambito il telefono, lo riavvio e me ne frego.. errore madornale…

Arrivo al Laedertunnel dove vorrei fare una foto ricordo e con questo pensiero imbocco la strada vedendo un simpatico cartello fluorescente che dice “Gvundantunnel Stigt”. Sulle prime tiro dritto ma 500 metri dopo mi viene un dubbio e mi fermo a controllare la cartina. Torno indietro e scopro che il Gvundantunnel è chiuso per lavori!!!!! caspita..aveva ragione GoogleMaps. Tiro fuori la mappa, cerco una alternativa e mi incazzo. Eh si..perchè dopo 700 e rotti chilometri non mi potete fare uno scherzo del genere… e poi… come ci arrivo adesso? mi faccio prendere dal panico, riprendo la moto e riparto a cannone verso il molo da cui sono appena sbarcato.. dopo 5 km butto l’occhio sulla tasca trasparente della borsa da serbatoio per cercare di dare un occhio alla mappa e…..cacchio…non c’è la mappa!!! l’ho persa…perchè l’avevo tirata fuori e quando sono partito non ho pensato e quindi mi sono creato un danno da solo.. A questo punto mi fermo mentalmente e cerco di riprendere il controllo della situazione. Arrabbiarmi non è servito a niente se non a crearmi un danno ulteriore. Mi rompe aver perso la cartina perchè è uno strumento indispensabile e adesso affidarmi al navigatore del telefono non è il massimo, ma non posso fare diversamente. Arrivo al molo e chiedo informazioni e mi dicono che devo riprendere il traghetto da Fodnes a Mahneller e successivamente prenderne un altro che da Hella porta a Vagnsednes e da li seguire per Oppheim. Chiamo l’albergo, avviso che arrivo tardi, controllo l’orario della coincidenza: il secondo traghetto parte alle 20.50 e il molo è a 57 km da Mahneller.. di fatto ho 36 minuti. Pochi ma ce la possiamo fare… La Cicciona mi aiuta, il traffico assente pure e prendo al volo anche il traghetto a Hella. Ora posso mettermi tranquillo definitivamente. Benza e via… e qui la sorpresa, bella questa volta.
Per arrivare a Oppheim devo fare un passo di montagna che mi porta molto in alto ma mi fa attraversare un ghiacciaio..c’è la neve a bordo strada, c’è un lago ghiacciato, una cascata impetuosa, animali liberi..il tutto illuminato da una luce crepuscolare che rende tutto magico.. beh… un imprevisto che mi fa allungare la tratta di oggi di 150 km ma che mi regala un paesaggio che non avrei mai potuto vedere e che mi emoziona di gran lunga di più di tutto quello che ho visto oggi… Grazie Angelo Protettore dei Motociclisti!!

23 Agosto 2015

Ieri sera sono arrivato in hotel che praticamente non mi reggevo in piedi dalla stanchezza ed ero congelato, ma felice. Doccia bollente e sono svenuto sotto il piumone.. Questa mattina mi sento decisamente bene e so che è l’ultimo giorno qui in Norvegia. Giretto a Bergen in mattinata e poi si imbarca per Hirtshals (DK). Sono a 130 km da Bergen ma GoogleMaps mi dice 170..controllo e vedo che anche oggi c’è un tunnel chiuso e decido di ascoltare Google e faccio bene perchè mi fa fare una strada turistica (la nr.7) che si dimostrerà spettacolare.. La faccio in super passeggiata godendomi la coppia della Cicciona che sborbotta in 6a marcia a velocità molto basse e ce la godiamo alla grande.. Alle 10 sono già a Bergen e faccio il turista per 2 ore nella zona del porto. Le case di legno caratteristiche, il mercato fatto apposta per i turisti, Bergen è proprio una bella cittadina e la giornata è anche oggi spettacolarmente bella con un sole che scalda e una arietta frizzate che rende il clima perfetto.






Alle 12.30 mi reco all’imbarco della Fjordlines, faccio check in, carico e lego la moto (eh si…qui in Norvegia la moto te la leghi tu, loro non fanno niente) e salgo. La nave è nuova e pulitissima, la cabina comoda, il self service ha una discreta scelta e prezzi buonissimi, la hostess è una gnocca sconvolgente..cosa volere di più?

E cosi in breve salpiamo e saluto la Norvegia dal culone della nave…
Domani mattina arriverò a Hirtshals e da li mi attenderanno 1.800 km di interminabili Autobahn che poi alla fine mi berrò in una unica tirata lunga quasi 20 ore ma sono felice di tornare a casa anche se impaurito da quello che mi attenderà in questo incerto futuro.



Conclusioni

Questo viaggio mi ha segnato l’anima e la mente.
Per molti arrivare a Nordkapp è un qualcosa che “va fatta”, per altri è una banalità perchè sono solo una valanga di interminabili chilometri, per me è stato un viaggio nel viaggio.
E’ stato un viaggio nei meandri della mia mente, fatto di una altalena continua di stati d’animo.. 
La mia inseparabile Cicciona mi ha condotto attraverso le strade di mezza Europa, mentre io parlavo da solo, parlavo con lei, ridevo, piangevo, cantavo, urlavo, smadonnavo, ascoltavo musica, pensavo, pensavo, pensavo…
di questo viaggio è stato molto difficile l’inizio per la consapevolezza di quello che per me è significato partire… e poi….
…angosciante camminare lungo i reticolati di Birkenau…
…fantastico scoprire la bellezza inaspettata di una città magnifica come Riga..
..emozionante arrivare al confine russo e varcarlo nella simpatia generale del personale in dogana ed arrivare a San Pietroburgo, città dotata di un fascino esagerato e senza tempo.. 
…inquietante attraversare la M18 e passare una notte nella diroccata Belomorsk..
…soprendente vedere quanto europeizzata è una città giovane come Murmansk…
…fastidioso il comportamento dei doganieri russi a Kirkenes…
…magnifico piangere di felicità sull’ultima rampa che porta a Nordkapp…
…eccezionale scoprire la bellezza incantevole delle Lofoten e di tutti i meravigliosi panorami che la Norvegia sa regalarti…

e poi… se ripenso a tutto si forma nel mio cervello un rapidissimo film fatto dei volti delle persone che ho conosciuto strada facendo e cosi ripenso a….
Marco e Cristina, conosciuti a Birkenau..che mi stanno ancora scrivendo e che mi stanno seguendo..
Al doganiere giovane che della mia moto ha controllato marca e modello piuttosto di quello che stavo trasportando e che poi ha compilato i documenti al posto mio…
Ad Alina, dolcissima e bellissima, conosciuta durante la crociera sui canali di San Pietroburgo..
A Manfred ed alla sua combriccola di Zundappari pazzi scatenati…
Al ragazzotto russo che ha ordinato al posto mio nella fatiscente area di servizio prima di Belomorsk…
Alla signora della Country House di Belomorsk che mi urlava perchè non capivo il russo…
Ai ragazzi che mi hanno letteralmente travolto al Circolo Polare Artico Russo…
Ad Anna, Anastasia e Vlad che mi hanno regalato una serata indimenticabile a Murmansk… hanno detto a tutti che ero italiano e che ero arrivato li in moto da solo…ho visto sguardi di chi vede per la prima volta un pazzo da casa di cura…ma sono diventato amico di tutti…
Ai ragazzi italiani conosciuti scendendo da Nordkapp…
Alla coppia di turchi che ho trovato a Nordkapp e a Tromso…
Ai 2 piemontesi conosciuti sul traghetto per Bodo..
Alla coppia di inglesi con cui ho trascorso una giornata ed una cena divertentissima dopo essere passati per l’inferno…
Al vecchietto che in un trasferimento in traghetto è smontato dalla sua mirabolante Mercedes per venirmi a fare i complimenti per il mio viaggio e per la mia moto che era la più “vera e vissuta” di tutte le altre più nuove e belle parcheggiate assieme alla mia…
Ai volti dei bimbi incuriositi…Alle persone che mi hanno salutato o strombazzato per strada…Alle migliaia di volti e sorrisi che ho incrociato, alle migliaia di vite che si sono incrociate con la mia lungo la strada..

e poi….

ringrazio lei… la Cicciona…mia inseparabile compagna di viaggio..senza di lei tutto questo non sarebbe stato possibile… lei …dall’alto dei suoi 10 anni e dei suoi oltre 100.000 km mi ha condotto in questo viaggio che non dimenticherò mai…
ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito sul blog, su Facebook con decine di like e di commenti, con messaggi a tutte le ore del giorno e della notte…
ringrazio chi mi ha incoraggiato lungo il cammino… persone che non sentivo da una vita…
ringrazio il mio “socio” che mi ha dato un enorme sostegno morale durante tutto il viaggio seguendomi e controllando i miei spostamenti…
ringrazio l’immancabile messaggio serale di una persona importante…
ringrazio la mia famiglia che ha accettato e rispettato questa mia scelta di viaggio…
ringrazio l’Angelo Protettore dei Motociclisti che mi ha regalato 16 giorni di sole (i 1.800 km di ritorno sono stati per più di metà abbondantemente bagnati)…una cosa incredibile e non di questo mondo..

e infine…

ringrazio me stesso..per aver avuto la forza di prendere una decisione tanto importante in un periodo cosi complicato…per essere riuscito ad arrivare alla fine senza aver mai minimamente pensato di mollare… per aver avuto il coraggio di tirare fuori tutto, di aver pianto e riso, di aver cantato e urlato, di aver avuto la capacità di trovare dentro di me la forza per stare da solo ed in pace con me stesso, ferme restando le incertezze e le enormi paure per il futuro… per aver materializzato un sogno.. per avermi portato in luoghi in cui volevo andare da quando ho memoria ma che mi facevano tanta paura… per aver fatto un percorso mentale tale da modificare il mio carattere…per essere maturato e cresciuto…per aver riacquistato molta fiducia in me stesso…per aver capito che la vita va avanti e che possiamo semplicemente viverla nel modo più attivo possibile ma che dobbiamo assolutamente VIVERLA perchè è una sola e perchè il tempo che scorre è l’unica cosa certa che non avremo mai più indietro e che l’unico problema che non ha soluzione è la morte…

Life is a Ride…. e da oggi posso dire che niente è più vero di queste semplici parole…. la vita è un viaggio e noi dobbiamo viaggiare….

10 commenti:

  1. .."La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri".. (Oscar Wilde)

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  2. Non andare dove il sentiero ti può portare... vai dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia...

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  3. La grande ricchezza di questi eventi conferma la vera forza che c'è in ognuno di noi , dove solo le nostre forze, i nostri pensieri e le nostre decisioni possono influire sul nostro cammino

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Come leggere un libro bellissimo dove il protagonista, i paesaggi ed i fatti ti portano tra le sue pagine e si lasciano sfogliare. Un viaggio meraviglioso, complicato ed affascinante dove i sentimenti emergevano tra le descrizioni dei luoghi. Nel mio di viaggio, seguivo alla sera il viaggio straordinario di un cavaliere impavido in sella al suo destriero ed era come essere lì. Dirti " complimenti sarebbe riduttivo, quindi ti dico solo " ti voglio bene!" così forse è più chiaro.

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  6. Ho visto la tua moto questa mattina davanti alle poste e l'ho fotografata perchè simili alla mia, tra l'altro anch'io 100000km e di ritorno da barcellona da solo! Bravo, in tante parole mi son riconosciuto!
    michele.zoccarato@gmail.com

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  7. ammazza oh, devo ammettere che sei un grande, ma ti dirò di piu, probabilmente ci siamo anche incrociati. io sono arrivato fino a Tallin, però con uno scooter kimco ed ho fatto questo viaggio nello stesso periodo in cui l hai fatto tu. purtroppo il mezzo non mi ha permesso di andare oltre, ma è stato comunque qualcosa di meraviglioso. l'approccio spirituale con cui affronto questi viaggi mi porta sempre ad avere e ricevere tutto quello di cui necessito. io non prenoto mai nulla, ma trovo sempre tutto. Per citarne una,in lettonia incontrai casualmente una "masnada" di russi simpaticissimi che volevano ingozzarmi di vodka e far fare la sauna con 5 gradi. questi mi ospitarono da loro dandomi vitto e alloggio. spettacolare. comunque.... w l'on the road...
    stefano

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  8. Oggi ho avuto la tua stessa illuminazione e ho deciso che la prossima estate affronterò la medesima avventura in solitaria (per di più passando da San Pietroburgo) e così, cercando un po' di informazioni a riguardo, sono incappato nel tuo blog. Complimenti, complimenti e ancora complimenti.

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  9. Complimenti,gran bel diario di viaggio molto emozionante,prenderò molti spunti dal tuo racconto grande bikers ti auguro ancora tanta tanta buona strada....

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